giovedì 30 aprile 2009

ORIENTAMENTO

Nel caso qualcuno si fosse smarrito tra le chiacchiere e le comunicazioni degli ultimi giorni:

Lineamenti di Teologia Scatologica
----

· Taosimo: siamo nella merda.
· Confucianesimo: Confucio dice: "Siamo nella merda."
· Buddhismo: quando siamo nella merda, non è veramente merda.
· Induismo: siamo già stati in passato nella stessa merda.
· Protestantesimo: se sei nella merda, te lo sei meritato.
· Cattolicesimo: se sei nella merda, è per il tuo bene.
· Islamismo: se sei nella merda, uccidi i responsabili.
· Ebraismo: perché siamo nelle merda sempre e soltanto noi?
· Testimoni di Jehovah: sarai nella merda il giorno del giudizio.
· Talibani:

1) se sei nella merda, vandalizza i Buddha.

2) se sei in un mare di merda, bombarda i Buddha con l'artiglieria.
----
· Rastafarianesimo: passami n'altro po' di merda, grazie.
· Scientologi: compratevi questo libro di merda.
· Mormoni: eccovi in regalo un bel libro di merda.
· Avventisti del settimo giorno: sei nella merda di sabato.
· Calvinisti: chi non lavora è nella merda.
· Culto del Sole precolombiano: la merda esiste perché ci siamo noi che pensiamo ad essa tutti i dì.
· Aborigeni australiani: il sogno della merda crea il mondo attingendo alle feci primigenie.
· Santa Inquisizione: se abbiamo deciso che qualcuno è nella merda, bisognera persuaderlo a confessare con la tortura.
· Ateismo: siamo nella merda per colpa delle religioni.
· Agnosticismo: siamo in attesa di riscontri concreti atti a verificare se siamo o no nella merda.
· Anticlericalismo: siamo nella merda, sappiamo con certezza con chi prendercela, a prescindere che si tratti di una soluzione o meno.
· Ateismo+Anticlericalismo: Dio non esiste, ma è comunque colpa sua se siamo nella merda.
· Versione Romagnola: idem con porco dio.
· Bahai: siamo nella merda perché ci sono troppe religioni.
· Raeliani: prolunghiamo scientificamente per l'eternità la permanenza perpetua nella merda.
· Ghandi: se volete risolvere un problema, praticate la lotta non violenta immmergendovi pacificamente nella merda.
----
· Empedocle: aria, acqua, fuoco, terra, merda.
· Cartesio: Penso, dunque perché mi sento una merda? "Caco, ergo sum."
· Lebniz secondo Voltaire: Il migliore dei mondi possibili è una merda.
----
· Destra: ora siete nella merda, non ve ne rendete conto ma se ci votate vi tireremo fuori.
· Sinistra: eravate nella merda finchénon ci avete votati e vi ci abbiamo tirato fuori: ora rivotateci.
· Centro: votateci tappandovi il naso.
· Qualunquista: anche solo il fatto di pensare di essere nella merda comporta prendere una decisione: se ci sono dentro che me ne frega?
· Democrazia Cristiana: ma la merda tiene caldo.
· Comunisti: la merda deve essere prodotta da tutti ed equamente divisa per tutti.
· Socialisti: la merda deve essere prodotta da tutti e consumata dai soliti noti.
· Berlusconi: Siamo nella merda, ma ho appena creato 10000000 di posti per operatori ecologici.

CHI DORME NON PIGLIA LO STIPENDIO, MA SOGNA I BUONI PASTO!

Il graffiante collega Trinca ci scrive e noi doverosamente pubblichiamo:
''Ma cosa deve ancora capitare perchè tutti insieme, noi che aspettiamo soldi dallo IAL CISL, iniziamo a renderci davvero conto di quello che sta succedendo? Ci hanno preso in giro raccontandoci che era tutto a posto...(per esempio che l'amministrazione straordinaria era praticamente nello loro mani).
Continuano a prenderci in giro: mandano una lettera in cui comunicano che non pagheranno lo stipendio di aprile e su cui scrivono che sono ben disposti a dare spiegazioni agli operatori di sede (peccato però che la lettera è indirizzata SOLO ai direttori e che gli operatori non possono nemmeno averne copia). Per ogni avvenimento negativo c'è un colpevole che non è nè IAL nè CISL: I buoni pasto e lo stipendio di ottobre slittano (i buoni pasto chissà a quando) e la colpa è di qualcuno che in passato ha speso in modo sbagliato e ora non c'è più liquidità. Comunicano in ritardo che non pagano gli stipendi e la colpa è delle province che potrebbero pagare da un momento all'altro ma non si sa quando di preciso (peccato però che le province emettono mandati di pagamento almeno una settimana prima che i soldi siano fisicamente nelle casse del beneficiario). Non pagano lo stipendio di aprile e la colpa è del tribunale di Asti che passa la palla al tribunale di Torino (quando si sapeva prima ancora di dichiarare lo stato di insolvenza che la pratica era di competenza della provincia di torino dove si svolge la maggior parte delle attività)!Ma la cosa più bella è che se lo IAL CISL è in crisi, la colpa sapete di chi è? Di questo BLOG!!!! E allora che si fa? Invece di trovare i soldi, in attesa di un giudice che ci dia il colpo di grazia, per pagare dipendenti collaboratori e quant'altro, si preoccupano di trovare chi ha ideato un blog che è un semplice raccoglitore di testimonianze VERE. Insomma, questa storia l'abbiamo già letta (bastava e basta leggere le vicende IAL VENETO), la stiamo vivendo ma molti ancora tacciono.
  • Forse perchè non sanno dove cercare un posto di lavoro con orari comodi per andare a prendere i figli dall'asilo?
  • O forse perchè non sanno dove trovare un posto di lavoro con uno stipendio medio alto nonostante si faccia poco?
  • O forse sanno che è difficile trovare un impiego dove si può usare la posta elettronica del lavoro per i propri fatti privati durante le ore di lavoro.

Certo.......perchè con un esperienza del genere cosa potrebbero scrivere sul curriculum?''

Trinca.

martedì 28 aprile 2009

PARTO!!!!!

Parto, nel senso ostetrico del termine, ovvero l'espulsione spontanea o l'estrazione strumentale del feto non certo la prima persona dell'indicativo presente del verbo partire.
E dopo l'attesa (attesa per cosa poi..???) la notizia infine è arrivata. A occuparsi della vicenda IAL Cisl Piemonte non sarà il tribunale di Asti bensì quello di Torino. Cercare di capire qualcosa dai commenti degli interessati - colleghi, dirigenti (li chiamiamo così solo per distinguerli da quelli che nuotano nel guano quotidianamente), sindacalisti - è come cercare di leggere il futuro nelle viscere di un animale sacrificato, specie se chi cerca di leggere è debole di stomaco. Risultato:
VOMITO!
Il carrozzone con il suo fardello di innumerevoli individui utili solo ad aggravare la già disastrata situazione allunga l'agonia avvicinandola anche tempisticamente alla fine del corrente anno formativo. L'estate si sa aiuta non poco. Ma adesso non sono certo le vacanze a preoccuparci, anzi.
Per l'immaginario collettivo il 27 del mese è sempre stato un giorno particolare ma noi operatori dello IAL Cisl Piemonte eravamo ormai devoti al 2 del mese. Ci hanno privati anche di questa sacra icona e ce ne hanno però assegnata un'altra a cui rivolgere le nostre preghiere: il 10 del mese. Ma ci sembra di capire che forse anche questo numero non avrà un nutrito seguito di fedeli. Questi poveri fedeli che in poco tempo si affezionano rimarranno, forse, senza reliquia. Misera reliquia ma pur sempre fonte di sopravvivenza.


Dopo averci tolto i nostri santini (vedi sotto) adesso ci priveranno del giorno di festa.


I WANT YOU!

Meditiamo gente, ma facciamo anche qualcosa.






giovedì 23 aprile 2009

BRAVI!!!! OTTIMA SCELTA!!!

La sostenitrice Tommasa Nasa ci scrive e noi doverosamente pubblichiamo:
Ma se lo Ial chiudesse...tutti questi poveri illusi di dipendenti che "vanno" (solo fisicamente) all'Università...per prendere (sempre fisicamente) la laurea, (laurea che non si sa a cosa servirà non solo per il tipo di laurea ma anche perché hanno una certa età, per la serie: spazio ai giovani; per di più a scrocco di un ente che dichiara di non avere soldi per pagare collaboratori che invece una laurea ce l'hanno grazie a sacrifici propri e soprattutto presa all'età giusta) continueranno ad "andare"? (ancora fisicamente).
Se la risposta fosse "si": chi glielo pagherà il parcheggio, e come camperanno senza le ore di permessi studio? (chissà se poi hanno bisogno di studiare prima di dare un esame)
Se la risposta fosse "no": perché lo Ial ha sprecato soldi, che dice di non avere, per qualcosa di inutile? (e non sarebbe la prima volta).
E se lo Ial invece ripartisse da zero: perché continuare a sprecare soldi, che potrebbero servire per altre cose, in qualcosa di inutilizzabile? (data l'età pensionabile di quasi tutti i prescelti)
Queste non sono seghe mentali, sono possibili conseguenze di una delle tante scelte, insensate o per "parentela", che caratterizzano lo IAL Piemonte e che oltre a non farlo crescere lo distruggono.

martedì 21 aprile 2009

E NEL VENETO? ECCO COME STA ANDANDO....

Un collega del Veneto ci scrive e noi con solerzia pubblichiamo:
Cari Colleghi e ... Amici di sventura dello IAL Piemonte,
ecco un'altra storia che non vorrei mai aver sentito! Altri colleghi fregati da IAL e quindi da CISL ?Per noi è andata, e sta andando proprio così. Sono un Ex RSU Cisl di Verona, che ha denunciato la situazione da anni, dello IAL che seguiva tanto bene la Qualità formale delle procedure interne, e nessuno che seguiva la sostanza! In realtà a noi dipendenti e collaboratori il lavoro piaceva. Abbiamo sempre fatto cose interessanti trovando lavoro a tantissimi giovani e meno giovani, di tutte le categorie. Eravamo quindi formatori di attività funzionali alla reale formazione, e prese una ad una anche in attivo sotto il profilo finanziario! Eravamo degli esperti di budget... Ma sempre più dalla sede centrale di Mestre-Venezia ci "mungevano" denari e finanziamenti. L'ente ora è in liquidazione coatta, tutte le attività sono passate (contese perchè funzionali e spesso prestigiose) ad altri Enti di Formazione, e solo una metà di noi ha trovato impiego sicuro... Ora però vi allego però un pò dell'ultimo materiale che stiamo elaborando per la Manifestazione di domani. Ci sentiremo comunque prossimamente. Speriamo bene per tutti voi, ma sono cose inconcepibili!
Ciao, Luigi Meneghello
ECCO I TRE DOCUMENTI CHE CI HA SPEDITO MENEGHELLO DAL VENETO:
  • Il Gazzettino
    Domenica 4 Gennaio 2009, Mestre
    Sul piede di guerra circa duemila ex collaboratori dell’istituto di formazione e i dipendenti che si sono trovati senza lavoroCrac Ial, ora la bufera investe la Cisl. Dai tribunali piovono decreti ingiuntivi e spesso viene chiamato in causa direttamente il sindacato.

    La bufera che ha fatto chiudere lo Ial, ente di formazione veneto, sta travolgendo anche la Cisl regionale. Molti dei duemila docenti a contratto e una trentina di ex dipendenti dell’ente si sono rivolti singolarmente ai tribunali di mezza regione, ottenendo decreti ingiuntivi di pagamento, e stanno anche valutando di promuovere una causa comune perché lo Ial nazionale e la Cisl coprano il buco di circa 10 milioni di euro che ha fatto chiudere lo Ial Veneto: ci sono docenti che avanzano anche 200 mila euro per i corsi tenuti negli ultimi anni, e ci sono ex dipendenti che non hanno ricevuto gli ultimi stipendi, il Tfr, la tredicesima, non hanno alcun ammortizzatore sociale e, soprattutto, non hanno trovato un altro posto di lavoro, come invece i vertici della Cisl gli avevano promesso.
    La Cisl sotto pressione per il "buco" dello IalEx dipendenti lasciati a casa dal sindacato pronti a una causa comune. E gli ex collaboratori avanzano milioni di euro.
    I decreti ingiuntivi contro lo Ial cominciano ad aumentare, provengono dai Tribunali di mezza regione, e anche da quello di Venezia. La Cisl resiste nella sua posizione "aziendale", ma sono sempre di più i buchi nella corazza difensiva; ed ora si sta profilando anche la possibilità di una causa collettiva contro il sindacato. D’altro canto è difficile pensare di poter liquidare con la sola solidarietà morale un paio di migliaia di collaboratori e una trentina di ex dipendenti dello Ial: i primi creditori con posizioni che vanno da poche migliaia di euro a cifre astronomiche di 200 mila euro per i corsi tenuti negli ultimi anni; i secondi ricollocati a tempo determinato o addirittura licenziati, senza stipendio da mesi, senza Tfr, senza tredicesima, senza liquidazione, con montagne di ferie non pagate, nessun ammortizzatore sociale e senza uno straccio di prospettiva per il futuro. Fino a qualche mese fa credevano ai vertici della Cisl che dicevano loro di non fare causa, di stare buoni perché gli avrebbero trovato un altro posto; ora si trovano con il sedere a terra; una donna, come soluzione, si è sentita fare la proposta di 3 mesi con contratto interinale in un Caf, a partire da aprile. Lo Ial Veneto è chiuso, ha un buco che si avvicina alla decina di milioni di euro in una situazione simile a quella di altre sedi regionali dell’Istituto di formazione nazionale nato nel 1995 (ma in altre regioni non si è arrivati alla liquidazione), assieme ad altri istituti analoghi quando i sindacati si accorsero che, per intercettare i circa 2 miliardi di euro l’anno di finanziamenti alla formazione che arrivano dall’Europa, dallo Stato e dalle Regioni, occorreva creare degli enti ad hoc perché non potevano gestire tutti quei soldi direttamente. Enti separati, dunque, ma strettamente legati alla casa madre, i sindacati. Nel caso dello Ial, erano Cisl (tra i quali anche alcuni componenti dell’attuale vertice) non solo l’amministratore delegato, ma l’intero consiglio di amministrazione e gli organi di controllo. Luca Picotti, laurea in pedagogia, ex presidente di una cooperativa sociale, è il liquidatore veneto, e la sua impostazione - quella di una liquidazione coatta fallimentare - comincia ad essere respinta dai Tribunali che hanno accolto una serie di richieste di decreti ingiuntivi; i Tribunali dicono che è una liquidazione volontaria e quindi lo Ial deve rispondere; ed ora hanno cominciato ad accogliere ricorsi che si rivolgono pure alla Cisl. Nebridio Massaro, l’ex amministratore delegato dello Ial contro la cui gestione il liquidatore stava valutando di fare una causa per danni, ha fatto scrivere alla Cisl una lettera dal suo avvocato: semplicemente chiede che il sindacato si faccia carico delle centinaia di richieste di soldi che gli arrivano dai docenti a contratto; era lui che firmava ed è a lui che si rivolgono. A parte il fatto che non ha un centesimo, anche lui sostiene che è il sindacato regionale, o lo Ial nazionale, a dover garantire le questioni economiche. Massaro è un sindacalista vecchio stampo, di quelli che pensano che il sindacato sia soprattutto solidarietà, non un’azienda, come invece sostiene la Cisl di oggi. La battaglia, ora che dipendenti e collaboratori hanno deciso di non seguire più i consigli del sindacato e di passare all’attacco nei Tribunali, è appena all’inizio. E la Cisl, che contava probabilmente di azzerare tutto e di riaprire un nuovo ente di formazione liberato dai debiti, dovrà penare non poco, anche perché appunto i creditori stanno cercando di unirsi per una causa comune. Elisio Trevisan
    LE TESTIMONIANZE
    «La Cisl ci aveva detto di non fare causa perché non ci avrebbe abbandonati, ora siamo senza soldi e senza futuro»
    «Siamo stati "cacciati" proprio da chi doveva tutelarci»

    Ciò che li fa arrabbiare di più, paradossalmente e dopo la questione economica, è il fatto che si sono sentiti "licenziati" proprio da un sindacato. A dire il vero non è la prima volta che capita in Italia, ma loro erano convinti al 100% che la Cisl li avrebbe tutelati. «E invece ci troviamo licenziati e senza alcuna prospettiva di un altro lavoro, come invece ci avevano assicurato i vertici della Cisl del Veneto e tutte le segreterie locali». Sono 13 gli ex dipendenti dello Ial Veneto messi peggio: da mesi non vengono pagati, sono senza lavoro, non hanno nemmeno ammortizzatori sociali perché lo Ial era un’associazione non riconosciuta, quindi non poteva fallire, e di conseguenza non aveva nemmeno fatto i versamenti per la disoccupazione non volontaria. La Cisl, che aveva promesso di ricollocare tutti gli 80 dipendenti («abbiamo fatto anche un accordo, seppure non scritto, ma ci sono decine di testimoni di quell’incontro» raccontano gli ex dipendenti Ial»), ha trovato un lavoro a tempo indeterminato ad una trentina di loro. Gli altri hanno o avranno posti a tempo determinato (per il periodo di durata del corso di formazione che lo Ial ha ceduto ad altri istituti dove sono stati collocati) e 13 di loro sono, appunto, senza futuro e, per il momento, pure senza passato. «Abbiamo famiglia, mutui per la casa, da mesi non vediamo un centesimo. Ora lo Ial nazionale e la Cisl regionale dovranno rispondere. Se quell’accordo con il quale ci hanno assicurato di non abbandonarci non vale più, allora anche noi siamo liberi di andare in Tribunale e di portare questa vertenza in tutte le sedi che riterremo più opportune». Almeno all’inizio, però, questi lavoratori hanno trovato più di qualche difficoltà a farsi difendere, perché molti degli avvocati giuslavoristi sono legati ai sindacati, e trovarne uno disposto a difenderli contro un sindacato è stata un’impresa. L’unica soluzione, per queste persone e per le centinaia di collaboratori che hanno cominciato a chiedere decreti ingiuntivi contro lo Ial e ora si stanno attrezzando a farlo anche contro la Cisl, è che la Cisl si faccia carico del problema, non solo con parole di solidarietà, ma nei fatti: «La Cisl ha già tirato fuori 3 milioni e mezzo di euro per coprire i buchi di questo Ial, ora deve andare fino in fondo. Tra l’altro non capiamo come mai non ci ha ricollocati negli altri istituti di "Forma Veneto", l’associazione degli enti di formazione. Forse perché non vuole cedere tutti i suoi corsi e vuole invece tenerseli per quando riaprirà un nuovo ente di formazione? Non vorremmo, alla fine, che il nostro lavoro e tutti i soldi che avanziamo fossero sacrificati sull’altare di una battaglia politica, perché chi ha in mano il settore della formazione gestisce potere».

  • ex Lavoratori IAL CISL Veneto
    Comunicato stampa del 11/03/09

    Quando è il sindacato il “padrone” che licenzia, per i lavoratori disoccupati è molto difficile far valere i propri diritti
    ABBANDONATI I DISOCCUPATI DELLO IAL CISL VENETO
    Sono sempre più avviliti gli ex-dipendenti dello IAL CISL Veneto: senza posto di lavoro, con il TFR a rischio, con mensilità arretrate da percepire, con il sindacato che tenta di nascondere questa imbarazzante situazione perché dovrebbe fare la lotta a se stesso.

    La sera, di fronte al consueto dibattito in televisione dove il sindacalista di turno bacchetta l’ennesimo imprenditore che ha messo in cassa-integrazione o ha licenziato i propri lavoratori, gli ex-dipendenti dello IAL CISL Veneto sobbalzano dalla sedia e faticano a controllare la ribellione provocata da quella che tanti di loro definiscono una “insopportabile ipocrisia”.
    La vicenda forse è nota a più di qualche nostro lettore. Lo IAL CISL Veneto era l’Ente di Formazione Professionale della CISL; dico perché una montagna di debiti lo ha sommerso. Oltre alle mensilità non pagate ai suoi ex-dipendenti ora disoccupati , lo IAL CISL non ha pagato le prestazioni di numerosi collaboratori e fornitori: si parla di circa 2000 persone coinvolte per un importo di almeno 6 milioni di euro; voci fanno lievitare il frutto dell’allegra gestione a oltre 10 milioni.
    Stante questa situazione, IAL CISL ha chiuso tutte le attività nello scorso mese di novembre. E’ stato nominato un Commissario liquidatore: il Dott. Luca Picotti. Ai collaboratori e fornitori è stato chiesto di comunicare l’ammontare dei propri crediti. Agli ex-dipendenti, il segretario regionale CISL ha prontamente assicurato che tutti sarebbero stati ricollocati. Le rappresentanze sindacali presenti si sono anche raccomandate di stare tranquilli, di non fare chiasso, che altrimenti si sarebbero compromesse le azioni per la ricollocazione lavorativa. Dello stesso tono anche gli interventi dei rappresentanti UIL e CIGL. Insomma, tutti concordi nell’affermare che il disastro gestionale dello IAL CISL non sarebbe stato pagato dai lavoratori. Tutti sarebbero stati ricollocati addirittura mantenendo diritti e anzianità acquisite.
    Ad oggi, la liquidazione dell’Ente non si sa se e come potrà procedere; sembra che per statuto un Ente di questo tipo sottostà a una normativa amministrativa-gestionale particolare. Tra le altre cose, questa normativa non prevede la possibilità che si possa metter in atto la procedura di liquidazione fallimentare. Questo è stato un primo brutto colpo per gli ex-dipendenti. Infatti, non è scontato che l’INPS potrà farsi carico dei TFR di un’azienda che non può essere dichiarata fallita. Questa terribile mazzata, è stata accompagnata da una ricollocazione solo parziale e in alcuni casi a condizioni molto peggiorative rispetto al rapporto lavorativo già in essere.
    Per tutti gli altri ex-dipendenti che, nonostante le promesse, non sono stati ricollocati, è iniziato un vero e proprio calvario. Si va dalla disperazione di chi ha una famiglia da far sopravvivere e da agosto 2008 non percepisce stipendio e non ha ancora ricevuto un solo euro di indennità di disoccupazione, alla situazione leggermente migliore di chi ha potuto respirare una boccata d’ossigeno con il recente arrivo della prima indennità di disoccupazione con i quali far fronte ai debiti contratti e al sopravvivere quotidiano. Accanto a questa problematica situazione economica, si è poi manifestata la vera beffa. Da mesi i lavoratori chiedono di poter parlare della propria situazione ai propri rappresentanti sindacali senza aver finora ottenuto alcunché. D’altronde, si può anche capire l’imbarazzo di chi deve difendere i lavoratori dai soprusi perpetrati dalla propria organizzazione sindacale o da uno degli altri componenti della famosa “triplice” (ndr CIGL, CISL, UIL).
    La goccia che ha fatto esasperare gli animi è stato poi l’aver appreso che la CISL Regionale Veneto ha comunicato alla stampa e a tutti gli iscritti e funzionari CISL che la situazione è stata risolta: i dipendenti hanno avuto i loro stipendi; la ricollocazione lavorativa è stata completata. Una comunicazione interna della segreteria Regionale CISL firmata Franca Porto, destinata ai responsabili dei diversi settori, è arrivata anche ad affermare che 4 ex-dipendenti della sede di Cologna Veneta hanno addirittura rifiutato la ricollocazione lavorativa loro proposta perché troppo scomoda; la CISL non si è lasciata comunque scoraggiare da tale incomprensibile atteggiamento dei lavoratori e a breve avrebbe presentato ai 4 ulteriori proposte di lavoro. “Questo non lo possiamo accettare” dicono i 4 ingrati (secondo la CISL) di Cologna: “mai ci è stato prospettato alcunché da parte della CISL Veneto, tali falsità non fanno certo onore ad un sindacato che discredita i lavoratori anziché tutelarli. Come avremmo potuto rifiutare un posto di lavoro stante l’attuale nostra grave difficoltà economica e il pressante desiderio di riacquistare quanto prima un ruolo attivo nella società, senza l’umiliazione dell’assegno di disoccupazione? Non ci sarebbe mai passato neanche lontanamente per la testa di rifiutare una mai pervenuta proposta lavorativa.”
    Ecco perché, in mancanza di risposte e di fronte a quello che gli ex-dipendenti IAL CISL Veneto definiscono “un evidente tentativo di nascondere l’ingombrante polvere sotto il tappeto”, un nutrito gruppo di loro ha deciso di intervenire ai prossimi congressi provinciali e regionali della CISL Veneto. Quello che intendono mettere in atto è un’azione di controinformazione perché, dicono ancora gli ex-dipendenti, “sicuramente molti iscritti e responsabili della CISL Veneto ignorano come si sono veramente comportati i vertici della CISL Veneto”.
    Per molto meno, ammette qualcuno dei funzionari CISL informati di come si sono svolti realmente i fatti, avremmo costretto ad un comportamento più corretto e rispettoso dei lavoratori, qualsiasi altro datore di lavoro; avremmo fatto un tale chiasso ed intrapreso tali azioni che i risultati li avremmo di sicuro portati a casa.

  • IAL CISL VENETO: BREVE CRONISTORIA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO
    IAL CISL Veneto è stato fino allo scorso mese di dicembre l’ente di formazione professionale della CISL. Nei suoi 4 C.F.P. parecchie migliaia di giovani sono stati preparati per un qualificato ingresso nel mondo del lavoro. Nelle sue sedi periferiche (almeno una per ogni provincia del veneto) migliaia di lavoratori dei più diversi settori sono stati aggiornati e riqualificati. Tutto questo è avvenuto grazie al senso di responsabilità e alla cocciutaggine di centinaia di formatori dello IAL che hanno cercato di limitare i danni di una gestione dissennata imposta dall’Amministratore Delegato (di esclusiva nomina CISL) supportato dal Comitato di Indirizzo e Controllo (composto dai segretari provinciali e dirigenti della CISL). La reazione più frequente di questi signori ogniqualvolta si cercava di far presenta come la situazione diventasse sempre più insostenibile era: “Chi ha il ruolo e l’incarico per decidere? Tu non ti preoccupare di questo, che io ho a chi rispondere. La discussione è chiusa”.
    ORA IAL CISL VENETO HA CHIUSO; UNA MONTAGNA DI DEBITI LO HA SOMMERSO
    Oltre alle mensilità non pagate ai suoi ex-dipendenti, ORA DISOCCUPATI, lo IAL CISL Veneto non ha pagato le prestazioni di numerosi collaboratori e fornitori: si parla di circa 2000 persone coinvolte per un importo di almeno 6 milioni di euro; voci fanno lievitare il frutto dell’allegra gestione a oltre 10 milioni di euro.
    IAL CISL VENETO: GLI EX-DIPENDENTI ABBANDONATI
    Nonostante le promesse fatte dal segretario regionale CISL, la ricollocazione del personale è ancora lungi dall’essere completata. E’ stato fatto credere che tutti sarebbero stati ricollocati; è stata fatta passare la linea di stare buoni e tranquilli, di non creare problemi, di accettare la clamorosa ed evidente svendita (della serie prendi 2-3 o anche 4 e paghi 1, anzi te lo regalo) delle attività formative ex-IAL funzionanti, finanziate e solo da avviare. Per dare un’idea di quanto accaduto, le attività di prima formazione, che godevano ottima salute (cioè con numerosi utenti e ben finanziate), sono state passate ad altri enti che però, anziché venire forzati a farsi carico del maggior numero possibile di lavoratori IAL, non hanno riassorbito nemmeno tutti i lavoratori IAL già in esse occupati. Il risultato è stato che poi per realizzare queste attività, gli enti cui è piovuta questa inaspettata manna sono dovuti ricorrere a lavoratori esterni assunti con contratti di lavoro temporaneo. La stessa cosa è accaduta per i corsi del settore sociale: sono stati ceduti tutti i corsi e solo una parte dei lavoratori prima occupati in questa attività e necessari per realizzare le attività stesse. Il risultato è che per realizzare questa provvidenza “made in IAL CISL Veneto” questi enti devono ricorrere a professionisti esterni, addirittura a dei tranquilli pensionati.
    Queste sono state le tanto sbandierate operazioni di ricollocazione che tanto sforzo ed impegno sono costate ai vertici regionali CISL. E anche i numeri dei ricollocati, sono di gran lunga inferiori ai risultati propagandati come “grandi successi” sugli organi di stampa.
    Probabilmente è vi è anche giunta una comunicazione interna nella quale si diceva che il problema degli ex-dipendenti era risolto: tutti occupati e in pari con gli stipendi.
    QUESTO E’ ASSOLUTAMENTE FALSO!!!!
    Molti sono ancora i lavoratori da ricollocare; se qualcuno dice che ne sono rimasti 11, è veramente preoccupante. Significa che oltre a non occuparsene seriamente, non ha neanche fatto un’indagine per sapere quante persone sono rimaste disoccupate grazie alla scellerata gestione dello IAL Veneto, messa in atto con il beneplacito dei vertici della CISL regionale. E più di qualcuno di questi disoccupati prodotti dallo IAL CISL è monoreddito e senza stipendio dallo scorso mese di Agosto. E vi invitiamo ad immaginare quanto possono essere durati i pochi Euro di disoccupazione ordinaria arrivati (e non ancora a tutti) dopo oltre 6 mesi senza aver intascato un solo euro. Credo che capirete anche l’esasperazione di chi vive questi umilianti disagi e viene a sapere di essere accusato di aver rifiutato un posto di lavoro. MAI è stato proposto alcunché ai 4 dipendenti della sede di Cologna Veneta; come avrebbero potuto rifiutare proposte mai arrivate?
    Avete un’idea di quanto abbiamo dovuto lottare per ottenere un’assemblea sindacale nella quale far presente questa realtà che si sta tentando di nascondere? Solo dopo che abbiamo minacciato di manifestare in occasione dei congressi provinciali e regionali hanno concesso di ascoltarci.
    Lo sapete che oltre ad avere ancora un cospicuo credito nei confronti dello IAL CISL Veneto, anche il nostro TFR è a rischio? Qualcuno vi ha detto che la procedura di fallimento dilettantescamente avviata sembra che non possa essere portata avanti perché la normativa vigente prevede che un ente con lo statuto dello IAL non possa essere dichiarato fallito? E sapete che la conseguenza di questo è che non è scontato che l’INPS possa farsi carico dei TFR di “un’azienda” che non può essere dichiarata fallita?
    CHIEDIAMO L’AIUTO DI QUANTI CREDONO NEL RUOLO VERO DEL SINDACATO
    E’ con grande amarezza che abbiamo constatato sulla nostra pelle quanto svantaggioso sia stato per noi l’essere dipendenti di un ente di emanazione sindacale. Qualcuno di voi, correttamente informato di come si sono realmente svolti i fatti ci ha chiaramente detto che un simile comportamento non sarebbe stato tollerato da nessun sindacato se a compierlo fosse stato un datore di lavoro classico.
    E’ con questa amarezza e contando sulle forze sane, responsabili, più attente agli interessi dei lavoratori che non alla beghe interne di potere, che stiamo tentando questa azione di contro-informazione. Non è giusto che noi ex-lavoratori dello IAL CISL Veneto diventiamo l’ingombrante polvere da nascondere sotto il tappeto.
    Chiediamo la solidarietà di quanti credono che il sindacato non possa tollerare imbarazzanti scheletri in ben nascosti armadi.
    Chiediamo l’appoggio di quanti credono che la correttezza del proprio comportamento sia il migliore dei moniti da rivolgere al mondo imprenditoriale nei confronti del quale dovranno essere ancora numerose ed importanti la battaglie da vincere.
    Chiediamo il sostegno di quanti pretendono che il sindacato possa e debba ancora girare a testa alta.

SENTI CHI PARLA!!!!

Nel sito della CISL compare la dichiarazione del Segretario Generale Bonanni sull’accordo FIAT CHRYSLER, ci piacerebbe tanto che gli stessi principi venissero applicati anche negli enti di emanazione Cisl come IAL CISL PIEMONTE in quanto siamo convinti sostenitori del dibattito in questione. Vorremmo con passione e convinzione sperimentare cose nuove partendo da casa nostra per essere fulgidi esempi nell’applicazione pratica di queste idee, per dare continuità visibile a questi enunciati per ora purtroppo solo in termini di principio generale. Ma forse i sindacati e le imprese americane possono comportarsi in quel modo perchè agiscono in termini di merito e non di clientele parentali. E soprattutto chi sbaglia paga e va a casa o da qualche altra parte.
FIAT CHRYSLER
"Un esempio da seguire anche in Italia"
Secondo il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, l'ingresso dei sindacati nei Cda della Fiat-Chrysler, annunciato in questi giorni, "deve essere la soluzione" anche per situazioni simili in Italia. "Queste operazioni -spiega Bonanni- o si fanno adesso o non si fanno più poichè è quando si e' in difficolta' che si mette in campo una nuova politica economica". "E' venuto il momento", ha aggiunto Bonanni, "di aprire questa discussione in Italia e chiedo al Governo che ogni soldo dato alle banche e alle grandi aziende debba essere condizionato all'ingresso di lavoratori, enti locali e piccoli imprenditori nel controllo e nell'indirizzo di istituti di credito e aziende". "Voglio capire", ha detto Bonanni, "cosa dicono gli altri sindacati su questo, soprattutto, voglio capire se e dove sono i riformisti italiani".

PER LA SERIE: PREDICHIAMO BENE MA......

Sul nostro prossimo congresso.
La nostra storia viene da lontano.
E’ il 1950 quando viene scritto l’atto costitutivo della CISL, un sindacato fondato sull’associazionismo che nasce e vive per il fatto che ci sono lavoratori che si associano per costituirlo e per farlo crescere.
Un sindacato che si fonda su un’idea di rappresentanza non orientata ad osservare in modo acritico la realtà sociale bensì all’interpretazione dei bisogni, degli interessi ed al superamento o l’emancipazione dagli stessi. E’ un’offerta di rappresentanza con qualcosa in più (socialità, mutualità, solidarietà, ecc.) che viene offerta assieme a quella degli interessi.
Una rappresentanza come processo di costruzione di valori e identità, in un mondo di relazioni dove il benessere del singolo dipende dal benessere generale, dove il progetto personale è progetto collettivo, dove il mio senso sta dentro un senso più ampio, dove sentirsi parte e prendere parte diviene cultura associativa ed organizzativa.
La nostra matrice culturale, quella del personalismo comunitario, pone la persona al centro dell’attenzione e quindi al centro delle politiche sociali e contrattuali. E non solo la persona fine a se stessa ma la persona inserita in una comunità che si qualifica in una dinamica continua e reciproca, di scambio e mediazione.
Perciò quando affermiamo l’esigenza di una educazione alla persona ed alla sua responsabilità intendiamo sostenere l’dea di una formazione non solo per resistere al mondo, ma anche per contribuire al mondo, sapendo accogliere le tante culture ed i loro valori dentro una visione plurale ed inclusiva, e riconoscendo tutte le risorse di una società complessa e pluralista che va oltre l’età delle ideologie e del conflitto sociale come elemento di identità sociale.
Forte dell’idea della responsabilità personale e collettiva la CISL propone una esperienza associativa libera, democratica ed autonoma assumendo anche la responsabilità della rappresentanza e della contrattazione. Ciò significa, più che mai oggi, che ogni volta che si promuovono azioni di tutela dei singoli lavoratori, lo si fa in modo che tali interessi non entrino in
contrasto con gli interessi collettivi e con gli interessi più generali del paese.
E lo si fa in una visione d’insieme, non di parte, attenti alle proposte, desiderosi e capaci di riconoscere a tutti la possibilità di partecipazione ed iniziativa.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Con questo incipit la Costituzione proclama che la Repubblica è “fondata sul lavoro”; e non è “una
Repubblica democratica di lavoratori”, poiché verrebbero esclusi dalla piena cittadinanza quei molti che, per ragioni anagrafiche, soggettive ed oggettive, non sono inseribili nelle “forze di lavoro.
In positivo i costituenti hanno perciò voluto affermare che essa si fonda sul lavoro, che è anche un diritto per ogni persona di esercitare la propria capacità di contribuire al bene comune e di parteciparvi.
Lo statuto della CISL afferma lo stesso principio sancito con la Carta Costituente, sul dovere di tutti di contribuire e partecipare al lavoro e sulla affermazione della personalità umana nelle formazioni sociali.
Negli anni passati la cultura sindacale aveva alcune preoccupazioni costanti: la presenza di una forte cultura “di classe” e “dei diritti”, quella nei confronti dei particolarismi, della rivendicazione, e quella che si traduceva nel timore del distacco dalla propria base causato da possibili incomprensioni per l’assunzione di responsabilità di tipo gestionale. Sono tratti che ritroviamo nelle resistenze nei confronti delle proposte di decentramento della contrattazione e nella diffidenza nei confronti dei ruoli gestionali assunti dalle istituzioni della “bilateralità”, in particolar modo verso i temi del mercato del lavoro.
Entrambe queste culture, o la trasformazione della prima nella seconda con la scomparsa dei meccanismo di identità sociale fornito dalla “classe”, non favoriscono certo l’utilizzo innovativo e flessibile dei processi di contrattazione.
La cultura dei diritti scoraggia le pratiche contrattuali, come tali e da sempre mediatorie e flessibili.
Non solo, queste culture sembrano condurre verso una vera e propria ritrosia negoziale, una sorta di “sindrome della firma”, con tratti del tutto atipici nel panorama dei grandi sindacati europei.
La cultura sindacale Cisl vuole essere invece quella del “pluralismo e della contrattazione”, nella quale la contrattazione collettiva non è considerata solo come lo strumento principe dell’azione sindacale, ma anche come forma di integrazione e di partecipazione del lavoro nella società più ampia e nei suoi processi di sviluppo.
In questo senso gli attori collettivi, cioè gli agenti che nella vita sociale e politica agiscono in rappresentanza di interessi collettivi, costituiscono un elemento irrinunciabile delle relazioni industriali; tanto più oggi, di fronte ai cambiamenti epocali delle culture e delle economie, per cui
assistiamo a una nuova polarità, che trova da un lato l’individuo e dall’altro la globalizzazione, quasi in un rapporto Io-Mondo rispetto il quale recuperare la dimensione associativa come visione integrata, coordinata, relazionale, non frammentata.
È questo il prossimo ruolo per il nostro sindacato. Tenere insieme le parti, ricercare il dialogo e il
compromesso, mediare tra loro e con loro rispetto alle nuove incognite ed opportunità.
Per questo penso che dovremo vivere una stagione di grande attenzione ai temi della ragione, visto che essa, da che mondo e mondo, esercita il dubbio, soppesa i pro e i contro, induce ad una maggiore relatività del proprio punto di vista di fronte alla complessità di tali incognite.
La materia bioetica o i temi della sicurezza, il principio all’autodeterminazione o alla giustizia sociale, devono attraversare la libera scelta della ragione di tutti, senza richiami etici o giudizi morali. Solo così il rispetto alla persona e alle sue scelte è forte e consapevole, divenendo terreno di rappresentanza per chi, come la CISL, intende affermare la centralità della laicità e della democrazia.
“L’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà” ( Gaudium et spes 17, Vaticano II). Il modo con cui viene organizzata la scuola, con cui vengono organizzate le realtà lavorative, con cui si organizzano le associazioni od altro, deve sempre seguire questo principio, nel rispetto delle
persone e delle loro culture.
Se è vero che valori e conoscenza scientifica non necessariamente devono opporsi fra loro, come Pascal aveva coraggiosamente sostenuto, allora dovremo avere il coraggio di ricercare delle regole che possano individuare, in questa società globalizzata, il modo giusto e più rispettoso per
entrare in contatto con le altre istanze sociali e le altre culture.
E’ solo con le regole che l’identità si trasforma in destino scelto e libero, ed è con la ragione che la
libertà può essere intesa in senso forte e responsabile.
La CISL ci invita ad esercitare la ragione e la responsabilità per fare della nostra rappresentanza
uno spazio di giustizia e di solidarietà. Sono convinta che questo sia il nostro secolo. A maggior ragione di fronte a una crisi che è di assestamento mondiale. Che ha visto la Politica impotente e rinunciataria negli anni in cui il cambiamento è iniziato. Una parte del mondo a noi noto è già cambiato e avrà ripercussioni sulla nostra vita quotidiana. La crisi passerà ma nulla più tornerà come prima.
Per questo ci vuole la Cisl di cui ho parlato per far si che il cambiamento in atto non sia contro le persone, contro le comunità in cui si vive, contro di noi.
Fare della nostra rappresentanza uno spazio di giustizia e solidarietà significa prima di tutto individuare le priorità, fare proposte. Significa non limitarsi a protestare ma indicarla la strada.
Proporre un idea di sviluppo sostenibile per la terra e per le persone. Fondato su democrazia e lavoro.
Franca Porto, segretaria generale Usr Cisl Veneto

Salve mondo!

LA CISL A CONGRESSO. E NOI STIAMO A GUARDARE?

LA CISL A CONGRESSO
All’assise regionale, che si svolgerà nei giorni 23 e 24 aprile nella Sala Gialla del Lingotto, partecipano 350 delegati e circa 150 invitati. Slogan della due giorni: “Ascoltare e rappresentare i bisogni, ridurre le disuguaglianze e contrattare il lavoro. La Cisl unisce”.
Il segretario Ventura lancerà alcune proposte per uscire dalla crisi.
“Ascoltare e rappresentare i bisogni, ridurre le disuguaglianze e contrattare il lavoro. La Cisl unisce”: è questo lo slogan del X congresso regionale della Cisl che si celebra nella Sala Gialla del Lingotto, via Nizza 294, a Torino, giovedì 23 e venerdì 24 aprile 2009.
“Il titolo che abbiamo scelto - spiega il segretario generale Giovanna Ventura - per caratterizzare questo importante momento della nostra vita politica e associativa sintetizza bene le risposte e l’impegno rispetto ai tempi che stiamo vivendo. Vogliamo affrontare la crisi che attanaglia il Piemonte ascoltando i bisogni delle persone che rappresentiamo, combattendo le disuguaglianze che nell’ultimo periodo sono notevolmente aumentate e, infine, rimettere il lavoro al centro del dibattito politico e del confronto con le controparti e le istituzioni”.
In rappresentanza degli oltre 295mila iscritti, partecipano all’assise regionale del Lingotto 348 delegati (170 provenienti dalle 9 Unioni Territoriali e 178 dalle Federazioni regionali di categoria suddivisi tra 249 uomini e 79 donne) e circa 150 tra invitati.
Il percorso congressuale, che ha investito tutti i livelli dell’organizzazione e scelto il gruppo dirigente per i prossimi quattro anni, si conclude con la verifica della segreteria regionale e del suo programma politico.
Tra i nuovi eletti ai vertici delle federazioni regionali segnaliamo Francesco Cargnino ai pensionati, Francescantonio Guidotti alla Funzione Pubblica, Irmo Caretti alla Fisascat, la federazione dei lavoratori del commercio del turismo e terziario e Domenica Pagano alla Cisl Università.
Per Ventura, alla sua prima volta da segretario generale, la sfida è duplice.
Da un lato traghettare la Cisl verso un nuovo modello sindacale, partendo dalla riforma del sistema contrattuale appena siglata senza la Cgil, dall’altra chiedere a governo, istituzioni locali e industriali un impegno forte sui settori strategici del Piemonte, in primis sull’auto, e un deciso “cambio di pelle” del sistema economico regionale, scommettendo su innovazione, ricerca ed energie rinnovabili.
Oltre al presidente della Giunta regionale, Mercedes Bresso, del presidente del Consiglio regionale, Davide Gariglio, dell’assessore regionale al Welfare, Angela Migliasso, del vice sindaco di Torino, Tom Dealessandri, dei segretari regionali di Cgil e Uil (Scudiere e Cortese) e del presidente di Confindustria Piemonte, Mariella Enoc, è atteso nella giornata di venerdì 24 aprile il leader della Cisl, Raffaele Bonanni.





IL PRECEDENTE!!!!!!!

Licenziati dal sindacato
Chiude per bancarotta lo Ial-Cisl del Veneto: sessanta lavoratori vanno a casa GIUSEPPE SALVAGGIULO, INVIATO A VERONA da “La Stampa” domenica 26 ottobre 2008
I doluri xe come i schei: chi che li ga se li tien». I dolori sono come i soldi: chi ce li ha se li tiene. Giovedì mattina, Verona, sede dell’istituto di formazione Ial Cisl. Corridoi deserti, luci spente, aule vuote. Una terra di nessuno: nell’aula informatica chi vuole entra e porta via i computer. Un ragazzo con uno scatolone in mano. Ha raccolto le sue cose e chiude l’ufficio. Forse per l’ultima volta: lo Ial Cisl è sprofondato in una voragine di dieci milioni di euro e a fine mese chiude. «Non fare il mio nome, ti prego. Per dieci anni ho lavorato qui dalla mattina alla sera: avevo il mio ufficio, un ruolo importante ma non ero assunto. Partita Iva e fatturavo. Ma sono anni che non mi pagano. Tanti soldi, centinaia di migliaia di euro con cui avrei potuto comprare casa. Dicevano: tranquilli, tanto c’è il sindacato, non c’è problema, alla fine i soldi arriveranno. Invece niente. Mi hanno illuso fino all'ultimo giorno, convincendomi a non andare in tribunale. E ora mi ritrovo senza quattrini, senza casa e senza lavoro». A Wall Street come a Verona i fallimenti si assomigliano tutti, che si tratti di una banca d’affari o di una costola del sindacato, se visti con gli occhi di chi ci rimette risparmi o stipendio. Ma qui non si parla di bond spazzatura, mutui subprime e finanzieri d’assalto. A fare bancarotta è lo Ial Cisl, mezzo secolo di attività «a favore dei lavoratori e della società». Una storia gloriosa che si chiude con sessanta dipendenti licenziati, centinaia di collaboratori lasciati senza compensi, migliaia di creditori inferociti e bilanci falsi.
Una storia di soldi e dolori. Segui i soldi e trovi i dolori. I soldi sono i finanziamenti pubblici (europei, statali e regionali) per la formazione professionale. Ogni anno in Italia ne piovono due miliardi di euro. Non potendo gestirli direttamente, i sindacati creano enti ad hoc. Nel 1955, la Cisl ha fondato lo Ial (Istituto addestramento lavoratori), un colosso senza pari in Europa con articolazioni regionali proprio come il sindacato. In Veneto, regione bianca per eccellenza e roccaforte della Cisl, si è sempre accaparrato una bella fetta di contributi. «Tre generazioni di veneti hanno imparato un mestiere grazie a noi», spiega Franca Porto, segretario regionale Cisl.
Ai tempi d’oro, lo Ial-Cisl Veneto gestiva oltre dieci milioni di euro l’anno. Aveva sedi ovunque, organizzava centinaia di corsi per migliaia di allievi, dai ragazzi in età da obbligo scolastico ai lavoratori di mezza età da riqualificare. Insomma, un’istituzione. Il 31 ottobre sarà chiuso. Sedi dismesse, lavoratori licenziati, attività azzerata. È già un mezzo miracolo che si sia riusciti a non lasciare a metà gli ultimi corsi con duemila studenti.
Per i dolori basta attraversare la strada e incontrare Serena Noli, avvocato che alle tre del pomeriggio mangia il solito piatto di gnocchi burro fuso e salvia nella trattoria da Piero e Tina. Ha appena finito l’ennesimo duello in tribunale. Non sarà l’ultimo, il giudice ha rinviato. Suo marito Alberto è uno dei 350 creditori dello Ial Cisl che hanno già fatto causa. Dopo tre anni di lavoro come docente vorrebbe incassare i 50 mila euro che gli spettano. Piero, l’oste, conosce tutta la storia e chiede notizie: «Ancora niente?». «Niente, la Cisl dice che non c’entra e non vuole pagare». «Ma come, lo sanno tutti che dietro c’è la Cisl, vaccadì!».
Lo sanno tutti, ma la Cisl lo nega. Il sindacato si è impegnato («moralmente», precisa il segretario) ad aiutare i dipendenti licenziati a trovare un nuovo lavoro. Trenta sono stati assorbiti da altri enti. Altrettanti sono ancora in attesa. «A metà dicembre saremo a spasso, senza stipendio né ammortizzatori sociali», raccontano con gli occhi sbarrati. E senza liquidazione, perché anche quei soldi sono spariti nel buco finanziario. «Ah, quelli proprio non ci sono - allarga le braccia Luca Picotti, liquidatore dell’istituto - il tfr non era accantonato da anni e i contributi Inps non venivano versati». L’obbligo morale della Cisl si ferma qui. E pazienza per gli oltre duemila creditori perché, dice il segretario regionale Franca Porto, «Ial Cisl e Cisl sono due soggetti nettamente distinti, per creditori e precari non possiamo fare nulla».
«Falso - ribatte l’avvocato Noli - lo Ial Cisl era promosso e controllato dalla Cisl, che ne nominava tutti gli organi dirigenti». In effetti sindacalisti Cisl erano tutti gli amministratori e i componenti del comitato di indirizzo e controllo dell’ente di formazione. E tutti, per anni, hanno firmato bilanci rivelatisi falsi, avallando una gestione che ora definiscono disastrosa. Tutti compresa la stessa Franca Porto, che peraltro ammette: «Abbiamo sbagliato, non controllavamo, ma ora non possiamo farci nulla».
Ma è proprio vero? E dove sono finiti i dieci milioni di euro che mancano? Lo decideranno i giudici. La Procura che ha aperto un fascicolo dopo due esposti (uno di un dipendente, uno della stessa Cisl) e i tribunali civili. La causa pilota è proprio quella promossa da Serena e Alberto, che per la prima volta hanno chiamato la Cisl a rispondere dei debiti dello Ial Cisl. E hanno vinto il primo round in tribunale, ottenendo un decreto ingiuntivo anche contro il sindacato.
La partita è lunga. La Cisl punta a una soluzione sul modello Alitalia: salvare i dipendenti e abbandonare lo Ial Cisl al fallimento. Come una bad company. Poi ripartire con un nuovo ente, magari consorziato con altri della galassia cattolica. I creditori non si arrendono.
Alla fine è sempre questione di soldi e dolori. Solo che qui i soldi sono spariti, i dolori no.

lunedì 20 aprile 2009

AIUTO!!!!!

Una collega ci scrive e noi prontamente pubblichiamo:
Ciao, sono una docente co co pro presso una delle sedi Ial della provincia di Torino col terrore di non vedere un euro per il lavoro svolto dal gennaio 2008 a oggi (mi hanno pagato dicembre 2008 però, bontà loro). Purtroppo non ho la possibilità di comunicare con gli altri precari Ial nella stessa situazione, sparsi tra i vari centri del Piemonte, mentre è di vitale importanza creare una rete di contatti che coinvolga il maggior numero di persone possibile in modo da far valere i nostri diritti attraverso una o più azioni collettive. Il fatto, ormai certo, che lo Ial abbia chiesto e ottenuto l'autorizzazione del giudice per pagare i dipendenti ci dà qualche possibilità in più perchè crea un precedente. Se siete interessati a creare una rete spargete la voce tra i vostri colleghi di sventura, noi ci stiamo muovendo,occorre far presto!!!ciao
Chiunque fosse interessato si faccia avanti!!!!!!
Scrivete a :

giovedì 16 aprile 2009

Tutti gli articoli !!!!!



Pubblicazione: 25-03-2009, STAMPA, TORINO, pag.64
Sezione: Cronaca di Torino
Testata: [STAMPA]
Autore: TROPEANO MAURIZIO

L'ENTE DEL SINDACATO CORSA CONTRO IL TEMPO PER EVITARE IL FALLIMENTO Bresso denuncia la formazione Cisl ''Rimborsi sospetti'' Ial, buco di 15 milioni nonostante i soldi Ue Esposto della Regione: richieste illegittime.
Non si tratta di corsi fantasma, anzi qualita' e quantita' della formazione professionale fornita dallo IAL, l'istituto di orientamento al lavoro che fa capo alla Cisl, sono ritenuti di assoluta garanzia, ma il problema e' che questa volta i controlli messi in campo dalla Regione sono serviti per accertare anomalie gestionali e amministrative nelle richieste di rimborsi provenienti dai fondi dell'Unione Europea. Anomalie che sono state evidenziate dall'esame della certificazione presentata dall'Istituto di formazione e che hanno spinto la Regione a presentare nei giorni scorsi un esposto alle procure della Repubblica di Torino e di Asti e alla Corte dei Conti. Anomalie che secondo la Regione mettono in evidenza la presentazione di una documentazione contabile diversa dalle spese poi effettivamente sostenute dallo IAL. Ma in che cosa consistono queste anomalie? L'Unione Europea ha fissato rigide procedure per assegnare le risorse dei fondi comunitari legati alla formazione professionale. Tra le regole c'e' quella che prevede che siano pagati solo i costi reali effettivamente sostenuti per l'organizzazione dei corsi di formazione. I controlli regionali svolti dai dirigenti dell'assessorato alla Formazione sulla certificazione delle spese sostenute dallo IAL-Cisl hanno evidenziato che su una richiesta di rimborso ad esempio 100 euro solo una quota era effettivamente legata ai costi reali. Il resto serviva per la copertura di investimenti fatti negli anni precedenti e i cui interessi bancari - in base alla normativa Ue - non sono rimborsabili dalla Regione. Dopo i controlli effettuati la giunta Bresso, insomma, puo' pagare e paghera' solo i costi reali effettivamente sostenuti per le specifiche attivita' di formazione e nello stesso tempo di autotuela. Con l'invio dell'esposto alla magistratura la Regione affida ai giudici il compito di accertare o meno l'esistenza di reati di carattere penale di fronte alla richieste di rimborsi di costi che secondo la Regione non corrispondono a quelli effettivamente sostenuti dallo IAL. La verifica contabile relativa ai fondi comunitari assegnati grazie al documento di programmazione finanziaria 2000-2006, pero', rischia di approfondire la crisi dello IAL che gia' oggi fa fatica a far fronte alle richieste dei fornitori e a saldare arretrati nel pagamento delle tasse. L'Istituto di formazione, infatti, deve far fronte ad un deficit di bilancio di circa 15 milioni. Per cercare di far fronte a questa la situazione nello scorso ottobre e' arrivato Giovanni Marchionni che e' stato nominato amministratore unico. Piu' o meno nello stesso periodo falliva lo IAL del Veneto lasciando per strada una sessantina di dipendenti. E cosi' per evitare che la storia si ripeta anche in Piemonte e' scattata una corsa contro il tempo. Per questo la Regione sta cercando in tutti i modi di garantire la continuita' delle attivita' non solo per garantire un futuro ai 250 dipendenti dell'ente e per i collaboratori ma anche per i cinquemila giovani e meno giovani che in questo periodo stanno frequentando i corsi. Un'operazione che la Regione e' pronta ad assecondare solo in presenza di una forte discontinuita' con la gestione del passato.



Pubblicazione: 25-03-2009, STAMPA, TORINO, pag.64
Sezione: Cronaca di Torino
Testata: [STAMPA]

I PRECEDENTI Ad ottobre bancarotta in Veneto
Lo IAL (Istituto addestramento lavoratori), ente «senza fine di lucro», e' stato fondato nel 1955 dalla Cisl. Si tratta di un colosso senza pari in Europa, con sedi distaccate in 19 regioni e si occupa di formazione e aggiornamento professionale, culturale, sociale dei giovani e, piu' in generale, dei lavoratori occupati e non. Ad ottobre 2008 ha chiuso per bancarotta la sede del Veneto, lasciando a casa 60 lavoratori. Tre mesi prima una bufera si era abbattutta sullo IAL di Abruzzo e Molise: la Finanza indago' su 20 milioni di fondi europei spariti dal bilancio.



Pubblicazione: 25-03-2009, STAMPA, ASTI, pag.55
Testata: [STAMPA]
Edizione: [ASTI]

LA REGIONE Corsi Ial Esposto in procura sui rimborsi
Non si tratta di corsi fantasma, anzi qualita' e quantita' della formazione professionale fornita dallo IAL, l'istituto di orientamento al lavoro che fa capo alla Cisl, sono ritenuti di assoluta garanzia, ma il problema e' che stavolta i controlli messi in campo dalla Regione sono serviti per accertare anomalie gestionali e amministrative nelle richieste di rimborsi provenienti dai fondi dell'Unione Europea. Anomalie che sono state evidenziate dall'esame della certificazione presentata dall'Istituto e che hanno spinto la Regione a presentare nei giorni scorsi un esposto alle procure della Repubblica di Torino e di Asti e alla Corte dei Conti. Anomalie che secondo la Regione mettono in evidenza la presentazione di una documentazione contabile diversa dalle spese poi effettivamente sostenute dallo IAL. L'Unione Europea ha fissato rigide procedure per assegnare le risorse dei fondi comunitari legati alla formazione professionale. Tra le regole c'e' quella che prevede che siano pagati solo i costi reali effettivamente sostenuti per l'organizzazione dei corsi di formazione. I controlli regionali svolti dai dirigenti dell'assessorato alla Formazione sulla certificazione delle spese sostenute dallo IAL-Cisl hanno evidenziato che ad esempio su una richiesta di rimborso di 100 euro solo una quota era effettivamente legata ai costi reali. Il resto serviva per la copertura di investimenti fatti negli anni precedenti e i cui interessi bancari non sono rimborsabili da parte della Regione.



Pubblicazione: 26-03-2009, STAMPA, TORINO, pag.60
Sezione: Cronaca di Torino
Testata: [STAMPA]
Autore: TROPEANO MAURIZIO

Formazione Cisl la Regione chiude i rubinetti Dopo l'esposto a Procura e Corte dei Conti
La Regione ha avviato le procedure per la sospensione dell'accreditamento all'agenzia di formazione IAL-Cisl. La decisione dell'assessore Gianna Pentenero e' la conseguenza diretta dell'esposto inviato nei giorni scorsi alle procure della Repubblica di Torino e Asti e alla Corte dei Conti dove si denunciano anomalie nei rendiconti presentati alla Regione e anche nella lettura dei bilanci dell'ente. Il direttore dell'assessorato, Ludovico Albert, ha disposto la verifica sull'utilizzo dei fondi dell'Unione Europea concessi tra il 2000 e il 2006 allo IAL. Si tratta di circa 50 milioni. Alla fine della verifica i funzionari regionali hanno riscontrato per «mancanza di congruita'» nella spesa per circa 15 milioni. Secondo la Regione l'agenzia di formazione ha presentato una documentazione contabile diversa dalle spese effettivamente sostenute per l'organizzazione dei corsi di formazione. Nelle verifiche e' emerso che ai docenti sono stati pagati stipendi e contributi mentre risultano debiti dello IAL nei confronti di Inps e Stato. Di fatto i contributi non sono stati pagati per alcuni anni e l'Agenzia ha ottenuto la rateizzazione. Che cosa dicono allo IAL? In attesa di conoscere il contenuto dell'esposto stanno lavorando per cercare di dare continuita' lavorativa ai 246 dipendenti e al migliaio di collaboratori, e didattica ai 6000 allievi sparsi per il Piemonte. Giovanni Marchionni e' stato richiamato in servizio on l'obiettivo di mettere ordine nei conti dell'Agenzia. E' al lavoro da ottobre e spiega: «Abbiamo anche fatto un lavoro di verifica sui nostri conti e posso dire che ad oggi non esiste alcun appiglio che possa lasciare un dubbio su un uso distorto dei fondi pubblici». Marchionni parla di un meccanismo abnorme per i controlli e per la riscossione dei contributi: «Ad oggi abbiamo crediti per circa 6,4 milioni». E quelle anomalie riscontrate dalla Regione potrebbero nascere dal «fatto che potrebbero essere state fatte dichiarazioni di pagamento di tutte le poste anche se poi non tutto potrebbe essere stato liquidato nei tempi dovuti. Aspettiamo di sapere che cosa fara' la magistratura». La «mission» di Marchionni e' di garantire la continuita' dell'agenzia ed evitare il fallimento: «Sarebbe un delitto di carattere socIALe distruggere e annientare un'esperienza di formazione unica in Piemonte e che lavora soprattutto con le fasce piu' disagiate della popolazione». Certo, «la situazione del debito e' pesante e si e' sviluppata nel corso degli anni aggravata anche dai ritardi di pagamento da parte degli enti locali». Marchionni ha avviato un'azione di risanamento - due sedi saranno chiuse - e una razionalizzazione dei costi. Ma gli effetti sul bilancio sono minimi. Ecco perche' allo IAL stanno valutando la possibilita' di ricorrere all'amministrazione controllata - «c'e' gia' il precedente di Alitalia», spiega il sindacalista. Ma il futuro e' legato anche alla trattativa avviata con la Regione per evitare la revoca dell'accreditamento, il documento che permette alle agenzie di formazione di partecipare ai bandi pubblici. «Senza accreditamento siamo praticamente azzerati» , spiega Marchionni. La Regione e' pronta a fare la sua parte «perche' abbiamo apprezzato la qualita' e l'organizzazione dei corsi e siamo preoccupati per il futuro delle persone che lavorano per l'agenzia di formazione e per gli allievi», spiega Pentenero. Per intervenire, pero', la giunta Bresso chiede allo IAL «un forte segnale di discontinuita' sulla gestione amministrativa che ha dimostrato di non essere credibile». La strada dell'amministrazione controllata puo' servire ma «noi vogliamo vedere un serio piano economico».



Pubblicazione: 29-03-2009, STAMPA, TORINO, pag.65
Sezione: Cronaca di Torino
Testata: [STAMPA]
Autore: TROPEANO MAURIZIO

Buco di 22 milioni Ial-Cisl sul baratro Spunta l'amministrazione straordinaria I guai dell'ente di formazione del sindacato
Domani si capiranno meglio quali sono le mosse che la Cisl del Piemonte fara' per cercare di salvare dal fallimento lo IAL, la storica agenzia di formazione del sindacato. Tocchera' ai vertici regionali capire se la strada di ricorrere all'amministrazione controllata e' perseguibile e, soprattutto, se ci sono i margini per trovare un'intesa con la Regione che ha gia' congelato fino alla fine di luglio le procedure per la revoca dell'accreditamento. Il problema e' che il deficit e' superiore a quello finora raccontato sui giornali, come si puo' leggere nella lettera inviata all'agenzia di formazione e al settore formazione professionale di tutte le otto province del Piemonte. Dalle verifiche effettuate dalla Regione emerge infatti che lo IAL-Cisl ha un debito di 14,5 milioni legato al pagamento irregolare delle imposte e dei contributi previdenzIALi. L'agenzia ha iniziato a pagare a rate una parte di questo debito, circa 5,6 milioni, ma il rimborso avverra' durante un periodo molto esteso e prevede il pagamento di interessi. E poi e' necessario tener conto dell'esposizione dello IAL verso le banche (circa 3,6 milioni) e dei crediti vantati da docenti e consulenti esterni, 3,7 milioni. In tutto il deficit dello IAL e' di 21 milioni e 775 mila e 826 euro. E questo a fronte di un fatturato che nel 2008 e' stato di 23,5 milioni. Lavorano per l'Agenzia 246 dipendenti diretti e circa 1000 consulenti, i meno garantiti in caso di un eventuale fallimento. Un evento che tutti vorrebbero evitare. La situazione e' complessa. Per la Regione, che ha presentato un esposto alle Procure di Torino e Asti, si possono configurare ipotesi di illecito penale e di danno erarIALe. Ma al di la' di quello che faranno i giudici i problemi nascono dalla convinzione della Regione che non esista piu' una sana gestione finanziaria per proseguire con l'accesso ai fondi pubblici per la formazione. E senza quei soldi il futuro dello IAL e' segnato. Ci sono, pero', anche alcune situazioni positive. Giovanni Marchionni, amministratore unico dello IAL dallo scorso ottobre, mette sul piatto crediti per 6,4 milioni che potrebbero far scendere il debito a circa 15 milioni. Il secondo aspetto positivo e' rappresentato dal know how professionale di dipendenti e consulenti e dalla qualita' dei corsi svolti riconosciuta anche dalla Regione. Due punti di forza che potrebbero servire a facilitare la strada per arrivare ad ottenere l'amministrazione straordinaria. E' questo il percorso ipotizzato dai dirigenti dell'agenzia di formazione e che domani potrebbe essere condiviso da tutta la Cisl. E' probabile che la richiesta venga presentata al Tribunale di Asti. Se il giudice dara' il via libera si seguira' la procedura usata per Alitalia. In pratica il giudice nominera' un amministratore straordinario che dovra' stabilire entro un mese se esistano le condizioni per ripartire con una nuova societa' - senza debiti che farebbero capo ad una bad company - che dovrebbe essere poi venduta. La nuova societa', poi, potrebbe presentare un piano economico e garanzie contabili tali da convincere la Regione a rilasciare un nuovo accreditamento necessario per ottenere i finanziamenti pubblici per la formazione.



Pubblicazione: 02-04-2009, STAMPA, TORINO, pag.51
Sezione: Cronaca di Torino
Edizione: [TORINO]

''Solo la Regione puo' salvare lo Ial'' Allarme Cisl: senza accredito si chiude tutto
L'assemblea dei soci dello IAL ha deciso di voltare pagina e domani al Tribunale di Asti chiederemo che l'Agenzia di formazione possa accedere all'amministrazione straordinaria. La Cisl del Piemonte non vuole licenziare nessuno e vuole restare, con nuovi strumenti, nel settore della formazione. La Regione, pero', ci deve aiutare in questa opera di risanamento e non strozzarla. Il futuro dei dipendenti e di 5600 allievi dipende anche dalle scelte della giunta Bresso». L'appello di Giovanna Ventura, segretaria regionale della Cisl, arriva dopo che il sindacato e lo IAL - «che sono due entita' autonome» - hanno messo a punto un piano di salvataggio della storica agenzia di formazione che deve far fronte ad un deficit milionario. La Regione si e' detta disponibile a fare la sua parte ma ha chiesto un segnale di discontinuita' con la gestione del passato. Il segnale e' arrivato? «Credo che la richiesta di amministrazione straordinaria sia una scelta che indica la volonta' di cambiare rotta. Credo che la nostra volonta' di non abbandonare dipendenti e ragazzi vada in quella direzione cosi' come la decisione di cercare sinergie con altre agenzie o associazioni di rappresentanza per creare un nuovo consorzio. L'opera di risanamento e' avviata. La discontinuita' e' assicurata. Ora la Regione deve fare la sua parte». Che cosa chiedete alla Giunta Bresso? «Possiamo comprendere la scelta della Regione di presentare un esposto alla magistratura e anche quella di sospendere la procedura di accreditamento ma per ripartire serve proprio quel documento perche' altrimenti non possiamo continuare a fare i corsi. Noi chiediamo alla Giunta di dare il via libera ad un accreditamento provvisorio che sara' consolidato dal nuovo soggetto che puntera' a lavorare anche sul mercato privato». La Regione vuole fatti. Ci sono? «Lo IAL si e' messo in regola con il fisco e l'Inps. Se la Regione chiede all'Agenzia delle Entrate il documento unico della regolarita' contributiva lo avra'. E poi ci sono la Cisl nazionale e quella regionale e anche lo IAL nazionale che sono pronti a fare da garanti».. Ma come si e' arrivati a questa situazione di deficit? «La vicenda dello IAL e' il segnale di una difficolta' di tutto il sistema della formazione. Una difficolta' che nasce dalla decisione di assegnare la competenza alle province e da un sistema di pagamento delle prestazioni basato sui rendiconti che di fatto obbligano le agenzie di formazione ad esporsi con le banche per poter svolgere il proprio ruolo socIALe. E se ai ritardi nei pagamenti si somma il fatto che gli interessi bancari non sono rimborsabili si arriva al deficit. E' un gatto che si morde la coda». Come si esce da questa situazione? «La vicenda dello IAL deve servire per una riflessione generale sul futuro di questo settore e sulla necessita' di una riforma dei pagamenti. In Lombardia ed Emilia Romagna si usano i voucher e il sistema e' piu' snello ed efficace».



Pubblicazione: 06-04-2009, STAMPA, TORINO, pag.61
Sezione: Cronaca di Torino
Testata: [STAMPA]

DIARIO
Il futuro dello IAL Verso la gestione straordinaria «Apprendiamo con piacere che lo IAL ha fatto richiesta di gestione straordinaria. Se ci saranno i presupposti tecnici e legali per l'accreditamento, saremo lieti di concederlo». L'assessore regionale alla Formazione, Gianna Pentenero, risponde cosi' alle sollecitazioni della segretaria della Cisl, Giovanna Ventura (nella foto). Subito dopo, pero', l'assessore puntualizza: «Non e' corretto attribuire la causa del deficit al ritardo con cui Province e Regione hanno provveduto ai pagamenti. Non e' questo l'elemento che ha messo in difficolta' l'Istituto e affermarlo sarebbe uno scarico di responsabilita' che non possiamo accettare. Cosi' come non si puo' parlare di difficolta' di tutto il settore della formazione». E conclude: «Fatti i doverosi e rituali controlli su tutto il sistema della formazione, dopo aver riscontrato una situazione di anomalia nei pagamenti, era nostro dovere evidenziare gli elementi a nostro giudizio illegittimi presentando un esposto alla magistratura».