martedì 21 aprile 2009

IL PRECEDENTE!!!!!!!

Licenziati dal sindacato
Chiude per bancarotta lo Ial-Cisl del Veneto: sessanta lavoratori vanno a casa GIUSEPPE SALVAGGIULO, INVIATO A VERONA da “La Stampa” domenica 26 ottobre 2008
I doluri xe come i schei: chi che li ga se li tien». I dolori sono come i soldi: chi ce li ha se li tiene. Giovedì mattina, Verona, sede dell’istituto di formazione Ial Cisl. Corridoi deserti, luci spente, aule vuote. Una terra di nessuno: nell’aula informatica chi vuole entra e porta via i computer. Un ragazzo con uno scatolone in mano. Ha raccolto le sue cose e chiude l’ufficio. Forse per l’ultima volta: lo Ial Cisl è sprofondato in una voragine di dieci milioni di euro e a fine mese chiude. «Non fare il mio nome, ti prego. Per dieci anni ho lavorato qui dalla mattina alla sera: avevo il mio ufficio, un ruolo importante ma non ero assunto. Partita Iva e fatturavo. Ma sono anni che non mi pagano. Tanti soldi, centinaia di migliaia di euro con cui avrei potuto comprare casa. Dicevano: tranquilli, tanto c’è il sindacato, non c’è problema, alla fine i soldi arriveranno. Invece niente. Mi hanno illuso fino all'ultimo giorno, convincendomi a non andare in tribunale. E ora mi ritrovo senza quattrini, senza casa e senza lavoro». A Wall Street come a Verona i fallimenti si assomigliano tutti, che si tratti di una banca d’affari o di una costola del sindacato, se visti con gli occhi di chi ci rimette risparmi o stipendio. Ma qui non si parla di bond spazzatura, mutui subprime e finanzieri d’assalto. A fare bancarotta è lo Ial Cisl, mezzo secolo di attività «a favore dei lavoratori e della società». Una storia gloriosa che si chiude con sessanta dipendenti licenziati, centinaia di collaboratori lasciati senza compensi, migliaia di creditori inferociti e bilanci falsi.
Una storia di soldi e dolori. Segui i soldi e trovi i dolori. I soldi sono i finanziamenti pubblici (europei, statali e regionali) per la formazione professionale. Ogni anno in Italia ne piovono due miliardi di euro. Non potendo gestirli direttamente, i sindacati creano enti ad hoc. Nel 1955, la Cisl ha fondato lo Ial (Istituto addestramento lavoratori), un colosso senza pari in Europa con articolazioni regionali proprio come il sindacato. In Veneto, regione bianca per eccellenza e roccaforte della Cisl, si è sempre accaparrato una bella fetta di contributi. «Tre generazioni di veneti hanno imparato un mestiere grazie a noi», spiega Franca Porto, segretario regionale Cisl.
Ai tempi d’oro, lo Ial-Cisl Veneto gestiva oltre dieci milioni di euro l’anno. Aveva sedi ovunque, organizzava centinaia di corsi per migliaia di allievi, dai ragazzi in età da obbligo scolastico ai lavoratori di mezza età da riqualificare. Insomma, un’istituzione. Il 31 ottobre sarà chiuso. Sedi dismesse, lavoratori licenziati, attività azzerata. È già un mezzo miracolo che si sia riusciti a non lasciare a metà gli ultimi corsi con duemila studenti.
Per i dolori basta attraversare la strada e incontrare Serena Noli, avvocato che alle tre del pomeriggio mangia il solito piatto di gnocchi burro fuso e salvia nella trattoria da Piero e Tina. Ha appena finito l’ennesimo duello in tribunale. Non sarà l’ultimo, il giudice ha rinviato. Suo marito Alberto è uno dei 350 creditori dello Ial Cisl che hanno già fatto causa. Dopo tre anni di lavoro come docente vorrebbe incassare i 50 mila euro che gli spettano. Piero, l’oste, conosce tutta la storia e chiede notizie: «Ancora niente?». «Niente, la Cisl dice che non c’entra e non vuole pagare». «Ma come, lo sanno tutti che dietro c’è la Cisl, vaccadì!».
Lo sanno tutti, ma la Cisl lo nega. Il sindacato si è impegnato («moralmente», precisa il segretario) ad aiutare i dipendenti licenziati a trovare un nuovo lavoro. Trenta sono stati assorbiti da altri enti. Altrettanti sono ancora in attesa. «A metà dicembre saremo a spasso, senza stipendio né ammortizzatori sociali», raccontano con gli occhi sbarrati. E senza liquidazione, perché anche quei soldi sono spariti nel buco finanziario. «Ah, quelli proprio non ci sono - allarga le braccia Luca Picotti, liquidatore dell’istituto - il tfr non era accantonato da anni e i contributi Inps non venivano versati». L’obbligo morale della Cisl si ferma qui. E pazienza per gli oltre duemila creditori perché, dice il segretario regionale Franca Porto, «Ial Cisl e Cisl sono due soggetti nettamente distinti, per creditori e precari non possiamo fare nulla».
«Falso - ribatte l’avvocato Noli - lo Ial Cisl era promosso e controllato dalla Cisl, che ne nominava tutti gli organi dirigenti». In effetti sindacalisti Cisl erano tutti gli amministratori e i componenti del comitato di indirizzo e controllo dell’ente di formazione. E tutti, per anni, hanno firmato bilanci rivelatisi falsi, avallando una gestione che ora definiscono disastrosa. Tutti compresa la stessa Franca Porto, che peraltro ammette: «Abbiamo sbagliato, non controllavamo, ma ora non possiamo farci nulla».
Ma è proprio vero? E dove sono finiti i dieci milioni di euro che mancano? Lo decideranno i giudici. La Procura che ha aperto un fascicolo dopo due esposti (uno di un dipendente, uno della stessa Cisl) e i tribunali civili. La causa pilota è proprio quella promossa da Serena e Alberto, che per la prima volta hanno chiamato la Cisl a rispondere dei debiti dello Ial Cisl. E hanno vinto il primo round in tribunale, ottenendo un decreto ingiuntivo anche contro il sindacato.
La partita è lunga. La Cisl punta a una soluzione sul modello Alitalia: salvare i dipendenti e abbandonare lo Ial Cisl al fallimento. Come una bad company. Poi ripartire con un nuovo ente, magari consorziato con altri della galassia cattolica. I creditori non si arrendono.
Alla fine è sempre questione di soldi e dolori. Solo che qui i soldi sono spariti, i dolori no.

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